Una delle parti più affascinanti dell'esperimento è proprio quella di calcolare il percorso del modulo in anticipo, valutando le correnti dei venti nei vari strati dell'atmosfera ed in modo particolare, delle correnti a getto che insistono poco prima della tropopausa e che causano lo spostamento maggiore.
Grazie a questi calcoli, siamo in grado di prevedere, già con 7 giorni di anticipo, l'ipotetica zona di atterraggio del modulo.
In Astroteddy01, è stato davvero soddisfacente, constatare che il percorso del modulo ricalcava alla perfezione quanto previsto.
Immediatamente dopo il lancio, la squadra di ricerca inizierà a spostarsi verso la zona prevista per l'atterraggio. Nel contempo, il tracker gps posto a bordo del modulo, invierà dati a intervalli regolari, la cui interpretazione ci porterà a stabilire il posizionamento e lo stato del modulo.
Raggiunti i 18.000 metri di quota, il tracker smetterà di funzionare a causa di una limitazione per ragioni militarei, facendoci piombare nell'ansioso periodo di blackout, nel quale appunto, perderemo ogni traccia del modulo.
Solamente in fase di discesa e sotto i 18.000 metri, il tracker dovrebbe riprendere a inviare segnali.
Qui la corretta interpretazione dei dati gps è fondamentale per il ritrovamento per stabilire quando e dove il modulo sarà atterrato.
Arrivati sul luogo dell'atterraggio la squadra di ricerca dovrebbe individuare il modulo grazie al cicalino sonoro.
|